Introduzione
Nei Paesi con stress idrico sono numerose le installazioni di impianti di desalinizzazione dell’acqua per aumentare le risorse idriche disponibili. Al giorno d’oggi, la rimozione del sale dalle acque salmastre è compiuta con tecnologie energivore come l’osmosi inversa (RO). L’86% degli impianti di desalinizzazione installati nel mondo si basano sull’osmosi inversa e soltanto il 14% sull’elettrodialisi \cite{2010}. L’osmosi inversa prevede un sistema di pompe che pressurizza l’acqua di alimentazione ad una pressione molto superiore alla sua pressione osmotica (p osmotica ∼ 25 bar) per pompare molecole d'acqua attraverso una membrana in gran parte impermeabile agli ioni di sale. I limiti di questa tecnologia sono gli onerosi investimenti economici necessari per implementarla in impianti a scala reale, l'elevato fabbisogno energetico e gli ingombri significativi. Invece, i sistemi elettrochimici, come l’elettrodialisi (ED) e la deionizzazione capacitiva (CDI), possono desalinizzare a pressioni sub-osmotiche senza quindi l’utilizzo di pompe ad alta pressione consentendo una riduzione del fabbisogno energetico e permettendo in alcuni casi un parziale recupero dell’energia impiegata.