Le microplastiche "secondarie", sono il risultato dalla frammentazione di materiale plastico più grande in frammenti più piccoli. La non corretta gestione dei rifiuti e la conseguente dispersione di questi nell'ambiente fa sì che  nel corso del tempo, i processi fisici, chimici e biologici possono ridurre l’integrità strutturale dei detriti di plastica, con conseguente frammentazione. I detriti di plastica nell’ambiente hanno un’elevata disponibilità di ossigeno e l’esposizione diretta alla luce del sole fa si che si degradino rapidamente, trasformandoli con il tempo in frammenti sempre più fragili e di dimensioni microplastiche\cite{Andrady_2011} \cite{Barnes_2009}\cite{Moore_2008}
Al di là delle microplastiche presenti in molti prodotti per la cura del corpo molti studi si stanno concentrando sulle microfibre rilasciate dal lavaggio sia domestico che industriale dei tessuti sintetici; è stato stimato infatti che attraverso un normale ciclo di lavaggio di tessuti sintetici è in grado di rilasciare una notevole quantità di microfibre.
  Un'altra fonte di microplastiche che sta ricevendo una crescente attenzione è quella derivata dall’abrasione degli pneumatici sull’asfalto. Il moto degli autoveicoli, come noto, genera polveri sottili, in conseguenza della abrasione degli pneumatici, fenomeno che produce anche frammenti di dimensioni più grosse. Rispetto al passato, nella fabbricazione di pneumatici, l’uso di gomma naturale è stato sempre più sostituito da polimeri plastici mescolati a gomme naturali ed altri additivi. Vista la loro composizione, recenti studi fanno rientrare tali frammenti nella definizione di microplastiche.