Bioventing: principi fondamentali

Il Titolo V del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”,  successivamente modificato ed integrato dal Decreto Legislativo 16 gennaio 2008 n. 4, costituisce il riferimento legislativo nazionale per gli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati. Il Bioventing è un intervento di bonifica in situ che utilizza i microrganismi naturalmente presenti nel suolo per biodegradare i composti organici adsorbiti nella zona parzialmente satura del terreno. In alcuni casi la biodegradazione può avvenire naturalmente, in altri casi è necessario andare a stimolare l’attività microbica per favorire la degradazione delle sostanze. I microrganismi sono il fattore chiave nel degrado delle molecole naturali, però bisogna tener conto degli impatti che tali ceppi possono subire a causa dell’inquinamento \cite{OSTERREICHERCUNHA_2004}. L’attività dei microrganismi con il Bioventing, infatti, viene rafforzata introducendo aria atmosferica attraverso dei pozzi di iniezione o estrazione e, se necessario, aggiungendo sostanze nutritive. In genere tale tecnica viene adoperata per la degradazione di sostanze di medio peso come gli idrocarburi del petrolio (PHC). Essi, infatti, sono da sempre naturalmente presenti nell’ambiente, di conseguenza molti microrganismi hanno una naturale capacità di degradarli \cite{OSTERREICHERCUNHA_2004}. Infatti, in molti siti dove è presente una contaminazione da idrocarburi, esistono batteri autoctoni presenti nel terreno che possono metabolizzare l’idrocarburo, la cui attività è però limitata dalla mancanza di ossigeno. Il Bioventing entra in gioco appositamente per favorire l’immissione di ossigeno e garantire una degradazione in condizioni aerobiche degli inquinanti.